Il “correttivo al riordino delle carriere” approvato dal Governo il 26 settembre scorso, pur con tutti i miglioramenti auspicabili, segna una svolta storica, perché finalmente si riconoscono funzioni realmente dirigenziali al vertice del Corpo di Polizia Penitenziaria e dà agli uomini e alle donne del Corpo vertici che indossano la loro stessa uniforme.

Purtroppo c’è chi in questo epocale riordino ha visto una fantomatica “deriva securitaria”, quando è di tutta evidenza che nel sistema penitenziario italiano – finora NON gestito dai Dirigenti di Polizia Penitenziaria – oggi si registrino gravi episodi di violenza ed aggressione ai nostri agenti; i detenuti arrivano a chiamare il 112 dalla cella con telefonini di cui illegittimamente sono in possesso; le situazioni strutturali sono al collasso; la gestione delle relazioni sindacali e del benessere del personale è ai minimi storici con conseguente, elevatissima conflittualità sindacale; i reclusi saltano le mura di cinta con le lenzuola annodate come nei film e la lista potrebbe proseguire.

Qualcuno esalta la terzietà, l’equilibrio e l’imparzialità degli attuali vertici degli istituti penitenziari a vantaggio di una “conduzione rispondente a princìpi di equità ed umanità”, e al contempo vuole porsi a capo di un Corpo di polizia a cui non appartiene. Qualcuno, senza approfondire, parla di profili di incostituzionalità e di eccesso di delega, quando l’unico eccesso di delega che è dato rilevare è quello che ha consentito impropriamente, nel 2017, ad una categoria non appartenente al Corpo di Polizia Penitenziaria di arrogarsi prerogative di un comparto a cui non potranno più fare alcun riferimento non appena si addiverrà alla sottoscrizione del loro contratto.

Ebbene, da dirigenti pubblici ci aspetteremmo compiacimento per scelte che efficientano il sistema e che consentono loro di concentrarsi sul proprio mandato istituzionale, senza disperdere energie per questioni che non gli competono.

Noi oggi ringraziamo il Ministro Bonafede per l’attenzione reale e concreta ed il coraggio che ha mostrato facendo intraprendere al Corpo di Polizia Penitenziaria una strada nuova e diversa, perseguendo e mantenendo un pregevole equilibrio del sistema penitenziario. #alfonsobonafede.