(AGI) – Roma, 19 nov. – Il progetto di riordino delle carriere delle forze dell’ordine “non tocca alcuna norma dell’ordinamento penitenziario ed il direttore resta il vertice terzo e super partes del carcere”. Ad affermarlo e’ Daniela Caputo, segretario nazionale del Sindacato dei dirigenti del Corpo di polizia penitenziaria, spiegando che “la norma riconfigura, giustamente, la dipendenza ‘gerarchica’ del comandante della polizia penitenziaria dal direttore in dipendenza ‘funzionale’, in analogia a quanto avviene nelle altre forze di polizia, lasciando intatta la funzione del direttore di garante dell’equilibrio tra sicurezza e rieducazione”.
“In particolare – ricorda Caputo – nessuna modifica subiscono istituti importantissimi e delicati quali l’autorizzazione all’uso della forza in carcere, che resta di esclusivo appannaggio del direttore del carcere. Resta intatta, infine, la dipendenza gerarchica della polizia penitenziaria dai provveditori regionali e dai vertici del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e del Dipartimento della giustizia minorile, cosi’ come, ovviamente, dall’autorita’ politica del ministero della Giustizia”.

“Respingiamo con forza la disinformazione e le strumentalizzazioni di questi giorni – continua Caputo – perche’ oltre ad ingenerare una distorta visione del carcere, mortificano le legittime aspettative di crescita del Corpo di polizia penitenziaria ed impediscono di cogliere quella che e’, invece, un’importante occasione per migliorare l’intero sistema penitenziario, in una visione di insieme che esalti tutte le eccellenti professionalita’ in campo, che non sono poche, a partire proprio dai direttori e dai comandanti”.
“La dipendenza funzionale e’ lo strumento organizzativo che rende il sistema carcere ancora piu’ rispondente al dettato costituzionale, perche’ consente al direttore di concentrarsi sulla rieducazione ed sul trattamento del ristretto, in ossequio all’articolo 27 della Costituzione, e mezzo di efficientamento del sistema, perche’ allinea il mondo carcere alle direttive europee, che vogliono alla direzione degli istituti penitenziari autorita’ pubbliche separate dall’Esercito, dalla polizia e dai servizi di indagine penale, quali soggetti terzi ed imparziali dell’agire penitenziario, esattamente come previsto dallo schema di decreto in esame”.
“Non tolleriamo che strumentalizzazioni ideologiche denigrino il delicato lavoro dei poliziotti penitenziari e vanifichino gli sforzi di valorizzazione ed efficientamento profusi dal ministro della Giustizia e dai vertici dell’amministrazione penitenziaria”, conclude il segretario nazionale. “E’ ora di fare chiarezza. Invitiamo tutti ad una piu’ neutra ed oggettiva lettura del testo del riordino al fine di fugare ogni dubbio su inesistenti ‘inquietanti rivoluzioni’ e magari far capire che con il riordino lo Stato impiega i nostri soldi per responsabilizzare figure dirigenziali e ottimizzare il sistema penitenziario”.