(ANSA) – ROMA, 11 MAR – Le rivolte nelle carceri “hanno
seguito lo stesso cliche’ nei 24 istituti interessati dai
disordini, a conferma che la paura del contagio e la riduzione
dei colloqui sono stati dei meri pretesti strumentalizzati ad
arte per accendere la miccia”. Lo sottolinea Daniela Caputo,
segretario nazionale dell’Associazione Nazionale Dirigenti e
Funzionari di Polizia Penitenziaria, invocando una
“risposta forte ed inflessibile da parte delle istituzioni verso
gli autori delle devastazioni e dei numerosissimi reati
perpetrati”, ma chiedendo che le indagini della magistratura
vadano anche oltre. “Ci aspettiamo anche che i responsabili
politici e morali di cio’ che e’ accaduto vengano identificati e
paghino per la loro incompetenza ed irresponsabilita’. Ci
riferiamo ai “leoni da tastiera” che hanno sobillato i ristretti
e i loro familiari, sui quali la Magistratura deve indagare ma
ci riferiamo anche a tutti coloro che hanno la responsabilita’
politica e morale dello sbilanciamento del binomio trattamento –
sicurezza, coloro che negli ultimi venti anni, al fine di
scongiurare un inesistente rischio di “deriva securitaria”,
hanno indotto il sistema carcere verso una deriva criminale”
(ANSA).