Il sistema carcere sta vivendo uno dei momenti più bui della sua recente storia: dietro la scusa delle misure di contenimento del coronavirus sono state messe a ferro e fuoco intere sezioni in molti istituti della penisola. La fragilità e le gravi carenze del sistema carcere sono emerse in tutta la loro pericolosa evidenza.
Purtroppo il tam tam creerà presto un effetto emulazione che renderà ingestibile in poco tempo la situazione inframuraria.
Ma il coronavirus c’entra poco!
Dietro le rivolte c’è una regia occulta e sapiente che va identificata e punita severamente.
Si chiede uno sforzo immane all’intero Paese per contenere il virus che sta mettendo in ginocchio più Stati e qualcuno si permette l’irragionevole e irresponsabile condotta di sobillare la popolazione ristretta e i loro familiari.
Non è il momento delle polemiche: ma la verità storica ci impone di ricordare che il sistema che avevamo prospettato noi di Dirpolpen con il riordino era di certo più efficiente sotto il profilo della sicurezza, ma fu cassato e tacciato di rischiosa deriva securitaria.
Dove sono coloro che temevano le derive securitarie?
Di sicuro c’è il personale di Polizia Penitenziaria che con grande spirito di abnegazione e altissimo senso del dovere sta mettendo da parte le preoccupazioni per la propria incolumità da coronavirus e sta tenendo testa alle devastazioni dei facinorosi a Salerno, a Frosinone, a Modena, a Pavia e chissà dove altro ancora.
La situazione può degenerare se lo Stato non interviene immediatamente con posizione ferma.
Chiediamo al Ministro e allo Stato interventi forti urgenti: l’esercito intorno a tutti i muri di cinta a tutela della collettività, oltre che del personale di Polizia Penitenziaria e delle altre forze di polizia accorse a supporto sui luoghi delle proteste; applicazione del 41bis e punizioni severe per coloro che stanno fomentando le rivolte, danneggiando per migliaia di euro i beni dello stato; limitazioni per accessi di associazioni o esponenti politici che possono essere strumentalizzati dai ristretti.
Infine, ritornando alla priorità, che con le rivolte in carcere è stata messa in secondo piano, al fine contenere il contagio occorrono, nel frattempo, provvedimenti straordinari deflettivi sui fine pena a breve scadenza o forme di liberazione anticipata speciale.
In questo momento di emergenza sanitaria, l’Italia non può permettersi di disperdere le sue energie e le sue forze dell’ordine su fronti creati ad arte!
Esprimiamo la più assoluta vicinanza ai tanti colleghi che in questi giorni stanno dando prova di grande coraggio e professionalità. Solidarietà a Comandanti e ai colleghi tutti!